Il 24 ottobre l’Alta Corte si pronuncerà sulla legittimità del “Bonus Poletti”. Per i pensionati è tempo di attivarsi per la domanda di ricostituzione della pensione in modo da evitare i termini di prescrizione.
Il prossimo 24 ottobre in seduta pubblica la Corte Costituzionale delibererà se il decreto n. 65 del 2015, noto a molti pensionati come il “Bonus Poletti”, sia conforme o meno alla Costituzione.
Il decreto, infatti, era stato varato dal Governo Renzi per frenare l’applicazione integrale e automatica della sentenza n. 70 del 2015 della Consulta, cercando di rispettare il principio dell’equilibrio di bilancio e gli obiettivi di finanza pubblica con costi per lo Stato di oltre 18 miliardi di euro, mentre con il sistema di rimborso a scalare i costi sono stati molto meno onerosi, e cioè 2,8 miliardi di euro che ad agosto 2015 sono finiti nelle tasche dei pensionati. Una restituzione assai parziale, mediamente meno del 12% del totale della mancata indicizzazione della perequazione.
Nell’esempio che si riporta, per il periodo 2012/2016, è indicata la perdita netta e la restituzione ottenuta e cioè: per un importo pari a quattro volte il minimo INPS (1.873 euro mensili lordi e 1.491 netti) la perdita netta è stata di circa quattromila euro, la restituzione ottenuta di 853,00 euro, pari al 21% della perdita. Le corrispondenti percentuali per importi di pensione pari a cinque e sei volte il minimo INPS sono stati rispettivamente dell’11% e del 5%.
La nostra Associazione 50&Più assieme al Patronato 50&PiùEnasco ritiene che il decreto n. 65 non sia stato sufficiente per il ristabilimento dell’equità e che quanto restituito è lontano dalle legittime aspettative dei pensionati e che tutte le pensioni in essere debbano conservare nel tempo il loro potere di acquisto in modo consequenziale, garantendo ai titolari la giusta prestazione adeguata.
A dare ragione alla nostra tesi sono nel frattempo intervenute diverse pronunce di Tribunali e della Corte dei Conti che hanno dichiarato il decreto n. 65 convertito nella legge n. 109/2015 lesivo dei diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale; diritti che trovano le proprie basi nei principi di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza sanciti dalla Costituzione.
Riteniamo e auguriamoci che l’Alta Corte possa accogliere, nella seduta del 24 ottobre prossimo, i profili di legittimità rilevati dalle citate ordinanze con conseguente pronunciamento in senso favorevole ai pensionati.
È dunque necessario che tutti i pensionati, che hanno subito il blocco della perequazione e non si sono ancora attivati, si rivolgano ai nostri uffici del Patronato 50&PiùEnasco, presenti su tutto il territorio nazionale, per ottenere gratuitamente ogni chiarimento al riguardo e per inoltrare all’Inps la domanda di ricostituzione della pensione, utile per interrompere i termini di prescrizione.